Peperoni
UN PO’ DI STORIA DEL PEPERONE IN ACQUARICA
Le piante di peperoni portate in
Europa dopo la scoperta dell’America, si sono diffuse in
particolar modo nei paesi più caldi che si affacciano sul mare
Mediterraneo e tra questi, luogo ideale, è stato da sempre il
nostro Salento.
Il frutto è molto buono e
ricco di importanti proprietà nutritive. Condizione necessaria
perché si abbia la crescita ottimale della pianta è la
presenza di una notevole quantità d’acqua, la quale
purtroppo è sempre scarseggiata nel nostro territorio. I
nostri contadini, per ovviare a questo inconveniente, da sempre sono
stati costretti a scavare dei pozzi, riuscendo a trovare l’acqua
soltanto a diversi metri di profondità.
Per poterla portare
successivamente in superficie venivano impiegati due secchi legati ai
capi di una fune ('nzartu)
passante su una carrucola
(trozzula) fatta
con legno di fico; l’acqua, poi, veniva versata in una fossa
adiacente scavata nella roccia (pilacciu)
dove, una volta riempito, era presa con dei secchi o degli
appositi recipienti (menze)
e usata per innaffiare le piante.
Il lavoro dei contadini, era molto duro ed
iniziava la mattina all’alba. Essi arrivavano in campagna
quando era ancora buio; facevano una breve sosta soltanto nelle ore
più calde della giornata, all’ombra di un albero,
dopodiché riprendevano la loro attività; infine,
ritornavano a casa al tramonto.
Le campagne dove era possibile fare
il pozzo e avere l’acqua erano vicino al mare e per poterle
raggiungere i nostri contadini percorrevano diversi chilometri in
bicicletta, a piedi o col carretto. Spesso nel lavoro venivano
aiutati dai figli più grandi e dalle mogli, che oltre ad
accudire i figli e la casa, erano di aiuto ai mariti per qualsiasi
lavoro in campagna.
In tanti, a causa della distanza
dal paese, preferivano rimanere in campagna anche la notte e
dormivano nelle tipiche costruzioni
in pietra (pagliari),
oppure in capanne coperte di
frasche (mbracchi).
In questo modo potevano anche vigilare nel caso qualche
malintenzionato tentasse di rubare il raccolto.
I lavori per coltivare i peperoni
iniziavano in primavera e continuavano per tutta l’estate.
Quando gli ortaggi erano al punto giusto di maturazione, venivano
raccolti ed erano gli stessi contadini che provvedevano alla vendita
recandosi nei paesi vicini; era sorprendente vedere l'enorme quantità
che riuscivano a caricare su di una bicicletta… Essi facevano
enormi sacrifici ma erano soddisfatti quando, vendendo i peperoni,
riuscivano a portare un po’ di soldi a casa per sopperire ai
bisogni famigliari: i soldi, infatti, non erano mai abbastanza!
Verso la fine degli anni
sessanta, in seguito al boom economico, allo sviluppo della
meccanizzazione in agricoltura e alle rimesse in denaro degli
emigrati dall’estero, i contadini, per il sollevamento delle
acque dal sottosuolo, cominciarono ad impiegare pompe azionate da
motori a scoppio. Il lavoro divenne meno faticoso, più veloce
e la produzione si intensificò: si piantarono molti più
peperoni, melanzane, verdura ed altri ortaggi.
In Acquarica, di conseguenza,
iniziarono ad arrivare compratori di ortaggi all’ingrosso che
pagavano bene il prodotto e con dei grossi camion-frigo portavano
direttamente la merce nei grandi mercati dell'Italia settentrionale,
come Bologna e Milano.
Per sistemare i peperoni nelle
apposite cassette di legno venivano impiegate soprattutto donne che,
con grande maestria riuscivano a “imballarli“ in modo
tale che, rovesciando la cassetta, gli stessi non potessero cadere.
Nei mesi di luglio e agosto di
quegli anni vi fu un movimento continuo di commercianti che
compravano i peperoni. In paese iniziarono a girare più soldi
e i contadini piantavano quantità sempre maggiori, stimabili
in diverse decine di migliaia. Inoltre, piantandoli anche negli
uliveti, l’acqua per l’irrigazione migliorò lo
stato degli ulivi e aumentò anche la produzione di olio.
Grazie ai peperoni se migliorò
la vita degli abitanti di Acquarica: molti passarono dalla bicicletta
all’Ape, dal cavallo al trattore o alla motozappa. I
coltivatori iniziarono a vivere in uno stato di relativo benessere e
molti furono in grado di mandare i figli a scuola, permettendo a
questi ultimi di prendere il diploma di scuola media superiore e,
alcuni anche la laurea. Tanti furono quelli che con i guadagni
derivati dai peperoni costruirono nuove e più ampie
abitazioni. C’era lavoro per tutti e la gente non era più
costretta ad emigrare all’estero o al Nord Italia.
Per ricordare tutto questo, la
popolazione fu d’accordo nella decisione di fare un giorno di
festa e, quando ancora nei paesi vicini non si conoscevano le
“Sagre”, Acquarica iniziò con la prima Sagra
popolare “lu pipigiallu” te Acquarica .
In quel giorno di festa le
manifestazioni erano diverse. La mattina si rendeva grazie a Dio con
una Santa Messa per il buon raccolto degli ortaggi; nel pomeriggio,
invece, i più giovani si cimentavano in vari giochi e gare e
le donne si prodigavano nella preparazione di piatti tipici, a base
di peperoni. Non mancava mai un giornalino, scritto dai più
“colti”, contenente storielle, versetti e innocenti
sfottò indirizzati al malcapitato di turno. Tutto si svolgeva
in allegria.
La sera l’atmosfera del paese
veniva rallegrata dalla musica e dalle canzoni di cantanti più
o meno famosi. Ad un certo punto della serata venivano invitati sul
palco per la premiazione i vincitori delle gare e la donna che aveva
preparato il miglior piatto di peperoni. Dopo gli applausi e i
festeggiamenti per tutti, la serata continuava con la musica. Si
assisteva davvero ad una bella festa!
Purtroppo dopo un po’ di
anni, per vari motivi, il mercato dei peperoni entrò in crisi
e la produzione iniziò a calare. Tuttavia, rimangono ancora
diversi “imprenditori agricoli”, come vengono chiamati
adesso, che continuano a piantare i peperoni, ma il movimento che si
è avuto negli anni ’70 e ‘80 non c’ è
più… Ciononostante quel periodo continua ad essere
ricordato con immenso piacere e l’attuale Sagra del Peperone,
giunta alla 28^ edizione, ne è la testimonianza.
Nel corso degli anni questa festa
popolare, di ristretto ambito territoriale, ha avuto alterne vicende
perdendo lo smalto dei primi tempi per ritrovarlo quattordici anni fa
quando a prendere in mano le redini della manifestazione è
stata la Pro Loco. La Sagra, da allora, è gestita e portata
avanti con grande passione e spirito di sacrificio dai soci
dell'Associazione che, liberamente e gratuitamente, si prodigano per
soddisfare le esigenze dei numerosi turisti e visitatori che
accorrono ogni anno per gustare le prelibate pietanze preparate dalle
abili mani delle volontarie dell’Associazione.
Tutto questo ha contribuito a far
conoscere fuori dai nostri confini la piccola Acquarica, grazie allo
spazio ritagliatosi dalla “Sagra del Peperone” e dalla
“Sagra della Purpetta”, nell'ampio panorama delle sagre
che si svolgono ogni anno nel Salento.
Diversi sono i modi per cucinare i
peperoni, ma le ricette tradizionali sono peperoni arrostiti, alla
pizzaiola o ripieni che esaltano il gusto del nostro tanto caro
ortaggio “giallo-rosso”.
In ricorrenza della 28^ Sagra del
Peperone
Paolo Longo
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